Friday, July 22, 2005

Un doppio binario giuridico

Sul Corriere di oggi 22 luglio Magdi Allam scrive:
[...]
La recente immagine di cinque barbuti pachistani in abbigliamento tradizionale che, davanti alla sede del Parlamento, leggono a nome di oltre cinquecento esponenti religiosi del «British MuslimForum» una fatwa di condanna degli attentati che hanno insanguinato Londra lo scorso 7 luglio, è stata accolta dai più come un evento altamente significativo e positivo. Così come accadde il 10 marzo scorso quando l a «Commissione islamica di Spagna» emise una fatwa in cui sentenziava che «Osama Bin Laden, Al Qaeda e tutti coloro che pretendono di giustificare il terrorismo in nome del sacro Corano sono fuori dall'islam». In entrambi i casi la condanna del terrorismo si fonda su ciò che «il sacro Corano dichiara» e «ciò che l'islam ci insegna».
Ma ci rendiamo veramente conto di quello che stiamo combinando? Stiamo legittimando il doppio binario giuridico in seno allo Stato di diritto, la legge ordinaria per gli autoctoni e la sharia per i musulmani. E' mai possibile che i musulmani per condannare il terrorismo, il massacro indiscriminato di innocenti, i kamikaze di Bin Laden, debbano obbligatoriamente far riferimento e trarre una legittimità dal Corano? Chi ha detto che i musulmani non debbano invece, al pari di tutti gli altri cittadini, far riferimento alle leggi dello Stato laico e al sistema di valori fondanti della civiltà umana che salvaguardano la sacralità della vita di tutti? E che cosa accadrebbe se in un domani, sempre facendo riferimento al Corano, gli stessi barbuti di Londra e Madrid dovessero sentenziare diversamente da quanto prescrivono le nostre leggi e contemplano i nostri valori?
(articolo completo su Corriere.it)

Davvero un'analisi lucida e condivisibile, ma per mettere in pratica una tale netta separazione tra Chiesa e Stato ci vuole una decisa presa di posizione da parte del clero islamico in favore di un passo indietro: ci vuole il deciso riconoscimento del fatto che esiste una sola legge civile e che a questa legge civile tutti i cittadini debbono uguale obbedienza, senza distinzioni di religione.

In questo, come ho già avuto modo di scrivere, il clero cattolico potrebbe dare il buon esempio, prendendo una posizione simile. Lo Stato è laico e le leggi che ne regolano il funzionamento non possono che essere emesse da un Parlamento democraticamente eletto.

Questo non impedisce poi a ciascuna confessione religiosa di emanare norme religiose di comportamento (sempre naturalmente restando all'interno del quadro giuridico civile) cui però i fedeli di quella certa religione aderiscono volontariamente ed individualmente.

Proprio il contrario di quanto fatto in occasione dei referendum. Peccato !

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