Wednesday, June 01, 2005

Rileggere "Don Giovanni": episodio 5 (scene 7 – 10)

Entrano in scena due coprotagonisti importanti, Masetto e Zerlina che stanno festeggiando, insieme ad un gruppo di altri villani, le loro imminenti nozze.

Don Giovanni e Leporello allontanandosi con sollievo dalle rimostranze di Elvira, si imbattono nella festa e immediatamente tutto cambia: don Giovanni adocchia una nuova preda, ma mentre si prepara al corteggiamento Leporello ancora una volta agisce da brutta copia del suo padrone, facendo gesti volgari che fanno cacciare urli – non si sa se di schifo o di sorpresa - alle contadinotte ("anch’io caro padrone, esibisco la mia protezione").

A Leporello viene affidato il ruolo di distrarre tutti (soprattutto Masetto) portandoli a visitare lo sfarzoso palazzo di don Giovanni pieno d’ogni ben di Dio, mentre questi sarà libero d’agire con Zerlina. Ed ecco la prima traccia delle zoccolaggine di Zerlina; Masetto capisce immediatamente il disegno del cavaliere e tenta di opporsi come può: certo non può reggere il confronto con la volontà di don Giovanni sulle cui intenzioni, però, non nutre alcun dubbio.

Zerlina invece sembra protestare l’innocenza di quelle attenzioni – ma se il fine lubrico non è sfuggito allo stolto contadino non si capisce come possa essere sfuggito alla ragazza che è sicuramente assai più sveglia; la verità è che anche Zerlina ha capito tutto ma intende esplorare i possibili risvolti utilitaristici delle attenzioni che le vengono rivolte.

Allontanato Masetto con le buone o con le cattive, don Giovanni parte alla carica senza trovare poi chissà che opposizione: nel duetto che segue Zerlina prima chiama Masetto "suo marito", poi però corregge "gli diedi parola di sposarlo" e alle insistenze di don Giovanni risponde con un (finalmente) sincero "non vorrei alfine ingannata restar" spazzato via da quegli con un perentorio "è una impostura delle gente plebea".

E’ fatta ! don Giovanni non deve far altro che intonare (la voce del cavaliere è la sua arma di seduzione più potente) la celeberrima aria "Là ci darem la mano" e Zerlina è già pronta a cedere onore e decoro: per il promesso sposo non è rimasto che un tristissimo (per lui) "mi fa pietà Masetto".

La frittata non si compie solo per il provvidenziale intervento di donna Elvira che piomba sui due colombi e con la consueta passione spiattella a Zerlina la verità sulle intenzioni di don Giovanni: anche in questo frangente però si indovina una familiarità tra i due dato che il cavaliere le si rivolge sottovoce chiedendole di farsi da parte: "Idol mio, non vedi ch’io voglio divertirmi?" ovvero: non temere, mio unico amore, questa non è che una delle mille fraschette con le quali mi pavoneggio.

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