Monday, April 18, 2005

Rileggere "Don Giovanni": episodi 1-4

Episodio 1

Leporello monta la guardia e maledice la sua sorte che lo condanna a patire il freddo mentre don Giovanni sta “dentro con la bella”; ecco subito la prima traccia della natura schizoide del rapporto che lega i due protagonisti. Infatti Leporello afferma con decisione che “voglio esser gentiluomo, e non voglio più servir”, una frase che non avrebbe nessun senso se i due uomini non fossero in realtà uno solo con la personalità dominante che decide che la prossima volta interpreterà il ruolo del signore.

Episodio 2

Don Giovanni fugge fuori della casa inseguito da donna Anna e dal Commendatore che, nonostante don Giovanni lo metta in guardia, insiste nello sfidarlo e prontamente paga il fio del suo ardire.

Leporello abbozza una critica di questo comportamento, salvo ritirarsi immediatamente in buon ordine appena don Giovanni gli fa capire che non intende subire rampogne dal suo servo. E’ il primo di tanti dialoghi a due tra i due protagonisti. Questi colloqui però hanno tutto meno la distanza che dovrebbe esserci tra un nobile di rango e il suo servo: il rapporto è molto più simile a quello tra due compagni di avventure quali in realtà essi sono.

Episodio 3

Entra in scena donna Elvira che subito capiamo essere speciale. In primo luogo apprendiamo che don Giovanni ha trascorso con lei a Burgos ben tre giorni more uxorio: nessun’altra dama può vantare tanta attenzione e se pure alla fine ella viene abbandonata, all’atto del ricongiungimento fortuito è proprio don Giovanni che – non riconoscendola inizialmente – ne viene nuovamente preso.

Inoltre donna Elvira non ha esitazioni nel dichiararsi innamorata di don Giovanni e, anche in questo è unica, visto che le altre donne che compaiono nella trama di don Giovanni ricordano sempre e solo la natura traditrice.

Episodio 4

Ecco la prima inversione di ruoli tra Leporello e don Giovanni che fugge per scrollarsi di dosso Elvira mentre Leporello la intrattiene con la celeberrima “aria del catalogo” nella quale crudelmente elenca le centinaia e centinaia di conquiste del suo alter ego.

Anche questo scambio avrebbe poco senso, con Leporello che la esorta a “lasciare che vada, egli non merta che di lui ci pensiate”, ma poi parte in quarta a vantarne le doti amatorie; diventa invece chiarissimo se pensiamo al pavone che fa la ruota davanti alla femmina della sua specie che, in effetti, non si mostra per nulla turbata dal ritrovarsi mille volte cornuta: ella sa infatti bene che tutte le conquiste di don Giovanni sono tali solo nella sua mente che aggiunge al catalogo (anzi, chiede al suo alter ego servile di aggiungere al catalogo) ogni donna che incontra (bella o brutta, grassa o magra, giovane o vecchia, ricca o povera: “pur che porti la gonnella, voi sapete quel che fa”).

E’ un gioco amoroso, sottolineato dalla leggerezza giocosa dell’attacco di clavicembalo che balzella su quattro note in scala ascendente per avviare una vorticosa danza di visi di donne a ciascuna delle quali non viene dedicata più di una frazione di secondo, proprio perché nessuna di esse è importante, dato che nessuna è reale.

E’ la seconda volta che sentiamo nominare il catalogo che poco prima Leporello ha introdotto chiedendo a don Giovanni ragione della loro presenza in codesto luogo: più avanti sentiremo ancora don Giovanni desiderare così tante conquiste che “la mia lista doman mattina, d’una decina devi aumentar”.

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